Il padel continua a crescere in modo esponenziale ma c’è un problema: la maggior parte dei nuovi giocatori sono amatori che entrano in campo senza preparazione fisica, senza tecnica e spesso senza riscaldamento.
Questo mix di grande entusiasmo e scarsa formazione è uno dei principali motivi del recente aumento degli infortuni, soprattutto dopo periodi di pausa o inattività.
Più il padel si diffonde, più si evidenziano gli effetti collaterali del “gioco facile”.
Biomeccanica stressante
Dal punto di vista biomeccanico, il padel è tutt’altro che leggero.
I campi piccoli costringono a cambi di direzione continui, scatti, ripartenze e salti brevi ma ripetuti: tutti movimenti che mettono sotto stress ginocchia, caviglie e polpacci.
In più, i colpi più tipici come smash, bandeja e viborá richiedono movimenti ripetuti sopra la testa, che sovraccaricano spalle, gomiti e polsi e la racchetta “piena” aumenta le vibrazioni trasmesse al braccio, favorendo tendiniti ed epicondiliti.
Il padel concentra in pochi metri più accelerazioni e sollecitazioni del tennis.
Sovraccarico
Gli infortuni più comuni nel padel non arrivano all’improvviso, ma crescono silenziosamente.
Sono generati in larga parte da sovraccarico causando tendiniti, infiammazioni, problemi alla spalla e dolori persistenti a gomito, polso, ginocchio e schiena.
Non sono infortuni da trauma violento, ma da ripetizione del gesto, spesso ignorati fino a diventare invalidanti.
È un tema molto attuale, perché colpisce soprattutto chi gioca spesso, anche 3-4 volte a settimana, senza mai lavorare su forza, mobilità o recupero.
Il problema non è il gioco: è come viene praticato
Il padel è accessibile a tutti ma non significa che il corpo sia pronto.
Molti padelisti iniziano da adulti, dopo anni di sedentarietà, oppure senza mai aver lavorato su postura, core, mobilità o potenziamento.
Quando entrano in campo, però chiedono al corpo esplosività e reattività senza realmente averle.
Il risultato è un incremento di infortuni che deriva più dal profilo del giocatore che dallo sport in sé.
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